Si fermò solo quando arrivarono davanti l'uscio di casa di Arthur. Allora, voltandosi, gli sembrò che nulla li avesse seguiti: la notte era tersa e non faceva troppo freddo. L'unica cosa strana era un certo silenzio che permeava l'aria.
« Ok, » disse, stringendo forte le mani di Arthur e guardandolo negli occhi. « Dammi, dammi mezzora! Vado a dare l'allarme e torno. Tu non chiudere la città, o quel che farai, prima di allora! Tutti hanno bisogno di tempo per tornare nelle proprie case. »
Gli lanciò un'altra lunga occhiata, come se dopo che avrebbe lasciato quelle mani Arthur potesse sparire, prima di lanciarsi in una corsa forsennata verso il centro del villaggio.
Fortunatamente Alfred era un atleta, quindi percorrere quei chilometri non fu per lui un problema, nonostante l'ansia gli serrasse il cuore. Cosa sarebbe successo se qualcuno non era nelle proprie case e non faceva in tempo a tornare?
Mettendo da parte le proprie preoccupazioni, suonò con forza e a intervalli regolari prestabiliti la campana della città e ascoltò l'eco propagarsi per le vie silenziose.
Inspirò a fondo, ripetendosi che aveva promesso ad Arthur di tornare da lui: non poteva controllare casa per casa che tutti stessero bene. Era impossibile!
Attorno a lui, qualche testa curiosa spuntò dalle porte prima serrate.
« Tornate dentro! » Intimò, incamminandosi verso il limite del bosco e controllando contemporaneamente che tutti facessero quando ordinato.
Davanti alla casa di Arthur, lanciò un'occhiata preoccupata agli alberi - se qualcuno si era attardato lì dentro... - e bussò.