La situazione precipita, capitolo 5

Il gesto di Alfred lo stupì, facendo fare una strana capriola al suo stomaco. Non credeva l'amico capace di tali tenerezze e si ritrovò ad arrossire ancora di più.
- Scusami, io... -
Sono spaventato, avrebbe voluto dire, e sono confuso e sono uno stupido e, giuro, non so quello che sto facendo.
Tuttavia niente di tutto questo uscì dalle sue labbra, dolcemente zittite da quelle di Alfred, impacciate sì, ma che sapevano trasmettere tanto affetto che Arthur desiderò poterlo tenere vicino a sè per sempre.
Strinse la presa sulle sue dita, sentendo sotto le mani il battito accelerato del cuore di Alfred. Chissà se l'amico poteva sentre il suo? Era quasi certo che stesse battendo allo stesso ritmo.
Si spinse un poco in avanti, per diminuire la distanza tra loro, e dischiuse le labbra a sua volta per poter meglio assaporare quelle di Alfred e per tentare di approfondire un poco il contatto senza spaventarlo e farlo scappare. Anche se era stato lo stesso Alfred a baciarlo, e questo aveva scatenato in lui sentimenti che ancora non era pronto ad ammettere di provare, non per questo voleva che l'altro si allontanasse troppo presto. Quel contatto gli donava calore, rassicurazione, lo faceva sentire amato e protetto.
E, senza rendersene conto, lasciò che la magia che viveva in lui, concretizzasse questi suoi sentimenti avvolgendo entrambi in un caldo alone dorato.

Si staccò di un poco da Arthur, lasciando che i loro nasi si baciassero, e guardò con un misto di stupore e ammirazione la cascata dorata che li avvolgeva come un caldo manto. Si sentiva protetto e al sicuro, mentre un'inspiegabile felicità gli gorgogliava nello stomaco.
Richiuse gli occhi, inclinando il capo per poter baciare nuovamente Arthur. Che bella sensazione. Le labbra di Arthur erano morbidissime e calde, così come tutto il suo corpo emanava calore (e oro): se avesse potuto, Alfred sarebbe rimasto incastrato in quell'istante per sempre.
Purtroppo, però, il tempo non concesse loro di fermarsi e, a dimostrazione dei fatti, Alfred sentì la voce di Mathias che li richiamava con un "EHI!" urlato.
Si staccò da Arthur, perdendosi nel verde dei suoi occhi.
« Mi sa che dobbiamo andare, » tentennò, posando un altro bacio veloce sulla bocca dell'amico. Anche se definirlo solo amico era ridicolo, ormai. O no? Arthur non si stava lasciando andare solo perché era in pericolo, vero?
Si morse un labbro, mentre si alzava in piedi e recuperava i propri vestiti, indossandoli. No, sicuramente Arthur teneva a lui! Ne avrebbero parlato quando il problema più imminente sarebbe stato risolto.

Baciare Alfred. Baciare Alfred. Baciare Alfred.
Il suo cervello sembrava non riuscire a pensare ad altro, in quel momento, e si sentiva così bene che gli sembrava quasi incredibile. Rimase quindi appoggiato a lui, un po' guidando i movimenti delle sue labbra, un po' assecondandoli, in una danza che si faceva via via più dolce.
Il richiamo proveniente dal piano di sotto lo fece sobbalzare, strappandolo bruscamente dalla specie di sogno a cui si era abbandonato e riportandolo alla fredda realtà. Il tempo delle coccole era finito, era ora di affrontare la sentenza.
- Sì, andiam... - iniziò a malincuore, interrotto dall'ennesimo bacio, che lo lasciò piacevolmente sorpreso.
Gli avrebbe permesso di conservare un dolce ricordo quando si sarebbe trovato oltre le sbarre della gelida prigione e i suoi rimpianti sarebbero stati molto meno. Certo, forse non aveva confessato i suoi sentimenti a parole, ma ora aveva la discreta certezza che Alfred li ricambiasse. Era più di quanto avesse osato sperare.
Una volta che vide l'amico pronto e vestito di tutto punto, si alzò dal letto e s'incamminò verso le scale, prendendogli la mano e sentendosi un po' più coraggiso di prima.

Arthur aveva le guance rosa.
Alfred lo notò con una strana stretta all'altezza dello stomaco, mischiata a un'euforia totalmente fuori luogo. E ad Arthur brillavano gli occhi. Chissà se anche lui stesso era in condizioni simili.
Si passò la lingua sulle labbra, impregnate del sapore di Arthur, e il suo cuore fece un nuovo guizzo festoso. Avrebbe tanto voluto ricominciare a baciarlo e non smettere più, ma la pressione del momento sembrava che volesse schiacciarli, quindi si limitò a prendere per mano Arthur e a tornare verso la porta. Quando la situazione si sarebbe risolta, perché si sarebbe risolta!, allora avrebbero avuto tutto il tempo per baciarsi e baciarsi.
Aprì la porta e trovò Mathias posato contro la parete della casa, le braccia incrociate e lo sguardo perso verso il bosco.
« Siamo pronti, andiamo, » dichiarò, con tono solenne e sicuro, come se non stesse praticamente portando al patibolo Arthur. Perché in fondo non era così, tutte le accuse sarebbero cadute, avrebbe trovato il modo di salvare la situazione. Lui era un eroe per qualcosa!

Aveva la bizzarra impressione di muoversi in una sorta di paesaggio irreale: teneva stretta la mano di Alfred come se si fosse trattato di un'ancora di salvezza che lo manteneva fermo nella realtà. La sua mente tendeva a sfuggire ai pensieri cupi e permeati d'ansia che avrebbero dovuto affollarla in un momento come quello, per rifugiarsi in lidi molto più rosei, dove lui non aveva già una condanna a morte praticamente sulla testa e poteva alzarsi presto al mattino per preparare il caffè per Alfred, che dormiva al piano di sopra nel suo letto.
Fantasie.
Fantasie che l'avrebbero aiutato a superare quel momento e tutti quelli che sarebbero seguiti.
Non lasciò la mano di Alfred quando uscirono di casa presentandosi al collega, quasi fosse un monito di sfida al mondo intero. Non si sarebbe lasciato ammanettare nè niente del genere, li avrebbe seguiti di sua volontà fino alle prigioni mantenendo almeno una parvenza di dignità.