Ancora ricerche. E i risultati?, Capitolo 7

La reazione di Alfred lo stupì non poco: si era aspettato che lo sceriffo annuisse entusiasta del'idea dell'elfo che gli avrebbe permesso di risolvere il caso in tempi brevi. Invece niente di tutto questo, solo un lieve scuotere della testa e un'espresione incerta. Arthur sapeva che era solo preoccupato per lui ma, nonostante questo, non riusciva ad impedirsi di pensare che si stesse trattenendo dall'agire come credeva fosse meglio.
Sentendolo avvicinarsi, dovette sforzarsi di non intrecciare le dita alle sue, per farsi coraggio.
- Come preferisci, ma non sentirti in obbligo verso di me, io starò bene. - disse, sottintendendo sia in quel momento che dopo un eventuale rito.


Alle parole dello sceriffo si lasciò sfuggire un sospiro: non intendeva certo nascondere il suo sollievo per la scampata fatica. Se fosse esistito un altro modo per catturare il mago oscuro (perchè così ormai lo aveva catalogato) Lukas ne sarebbe stato ben felice.
- Tornare in quel luogo mi permetterà di dirvi se vi sono tracce magiche o se vi è stato compiuto un rito. - disse in tono piuttosto incolore. - Di solito quelli di una certa potenza lasciano nelle vicinanze alcuni residui che potrebbero servire a trovarne l'autore. Non vi garantisco niente ma possiamo provare. -
Se poi davvero non avessero avuto nessuna novità e non fosse esistito nessun altro modo, allora avrebbe anche potuto tentare l'incantesimo con il mago umano. Certo, il livello di efficacia sarebbe stato diverso rispetto all'avere un partner elfo, ma ci si doveva accontentare.

« E allora abbiamo un piano! » Esclamò, con un sospiro. « Per prima cosa torneremo sul luogo dell'incidente e trarremo le conclusioni che ci servono, quindi organizzeremo la squadra di ricerca, dividendoci se necessario. »
Ignorò il commento di Arthur, guardando dritto davanti a sé e quasi non vedendo più l'elfo e Mathias perché era ovvio che Alfred si preoccupava per Arthur, non poteva fare altrimenti! Era la sua vita a essere in pericolo, a lottare una lotta impari contro lo scorrere del tempo.
Deglutì l'ansia e contò fino a dieci nella sua testa, prima di voltarsi verso Arthur e dire: « Dovrò lasciarti di nuovo qui... questa mattina avrei dovuto pensare di portarti un libro, oltre alla colazione... »
Stava per aprire di nuovo bocca, quando Mathias lo interruppe.



« Vaaaaaaaaaa bene, » esclamò, alzando i palmi delle mani perché fronteggiassero il suo sceriffo. Si prospettava un momento pieno di miele, nell'aria.
« Noi usciamo, eh? » Esclamò, circondando con un braccio le spalle esili di Lukas e rivolgendogli uno sguardo che sperava essere d'intesa. Meglio lasciare i due piccioncini da soli, se dovevano scambiarsi dei lacrimevoli e umidi arrivederci. « Ci troviamo davanti alla stazione, d'accordo? »

Lanciò un'occhiata obliqua a Mathias quando si sentì circondare le spalle in quel modo: insomma, chi gli aveva dato il permesso di prendersi tutta questa confidenza? Tuttavia subito dopo sospirò, rendendosi conto che la loro utilità sul posto era affettivamente finita e che lo sceriffo aveva bisogno di tempo da solo in compagnia del mago umano. Non che a lui importasse particolarmente di assistere ad inutili smancerie come quelle in cui erano incappati entrando, ma se per gli esseri umani erano tanto importanti, allora che facessero pure.
Annuì quindi suo malgrado a Mathias, ma non si astenne dall'indugiare un attimo in più con lo sguardo sul mago.
Chissà se si rendeva conto di quanto diturbo e danno stava apportando?


Aspettò che Mathias e l'elfo fossero usciti prima di rivolgersi ad Alfred, ancora leggermente intimidito dall'ultima occhiata che la creatura dei boschi gli aveva lanciato.
- Ti ringrazio per il pensiero, - sospirò. - ma penso che tutti i libri del mondo non sarebbero sufficienti a colmare la differena di potere che c'è tra me e un elfo. Avrà certamente pensato che sono un buono a nulla. -
Avanzò di un passo e posò la fronte contro la spalla di Alfred.
- Mi dispiace così tanto di aver messo tutti quanti voi in questa situazione mentre io me ne sto qui senza fare niente... -
Si sentiva talmente inutile che tutta l'ansia che fino a poco prima aveva provato per la sua sorte, ora si era trasformata in rammarico per non poter essere d'aiuto e preoccupazione per chi avrebbe potuto trovarsi in pericolo a causa sua.
- Se c'è di mezzo un altro mago allora sarà ancora più pericoloso, promettimi che farai attenzione e che verrai a chiedermi l'incantesimo di contatto prima che la caccia si faccia troppo rischiosa. -

« Non essere ridicolo! » Esclamò, prendendo per le braccia Arthur per poterlo guardare seriamente negli occhi. « Non è certamente colpa tua e anche se magari non sei forte come quell'elfo, almeno tu hai tentato di proteggere il paese! Cosa fanno, invece, loro? Si nascondono nella foresta e se ne fregano se qualche problema che loro potrebbero risolvere con uno schiocco delle dita ci colpisce. Loro sono egoisti, mentre tu faresti di tutto per aiutarci! »
Lasciò che Arthur gli si posasse contro e lo abbracciò, disegnando dei cerchi sulla sua schiena con le mani.
« Se potessi ti porterei con me. Vorrei tanto trovare una motivazione che ti faccia uscire da qui... ma temo non sia possibile, » sussurrò, posando una tempia contro la testa di Arthur e chiudendo gli occhi.
Rimase lì per un po', in silenzio, senza sapere quali fossero le parole giuste da dire in una situazione simile. Alla fine, dovette staccarsi per poter tornare a lavoro.
Non avrebbe promesso di stare attento, perché non voleva mentire ad Arthur e da tempo aveva imparato che il suo lavoro era uno dei più pericolosi esistenti. Posò un bacio sulle labbra del suo mago, prima di dirigersi verso la porta della cella.
« Verrò, » si limitò a dire e uscì prima di cambiare idea.

Sobbalzò quando Alfred lo afferrò in quel modo brusco e tutte le risposte che aveva in mente evaporarono come neve al sole. Avrebbe voluto dire che era normale, che gli elfi non erano tenuti ad aiutare gli umani, che gli umani stessi li consideravano pericolosi, al pari se non peggio dei maghi, quindi tutta quella diffidenza era giustificata. In fondo il loro non era menefreghismo ma un tentativo di tutelare la loro stessa società mantenendola al riparo da dannosi contatti con quella umana.
Non riuscì a dire una parola.
Per il semplice fatto che Alfred lo stava abbracciando di nuovo e la sua vicinanza e il suo calore erano così confortevoli e consolanti che ogni altra argomentazione passava in secondo piano.
- Non importa. - mormorò prima che le labbra di Alfred si posassero sulle sue. A quel contatto sorrise, molto meno agitato o spaventato delle prime volte. - Ho detto che mi fido di te, quindi ti aspetterò. -
E con quelle ultime parole lo osservò voltargli di nuovo le spalle e lasciare la cella per tentare di cambiare il destino che incombeva.